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Insetti a tavola. È il futuro?

insetti a tavola

Cinque curiosità sull'uso degli insetti in cucina. Praticamente assente in Italia, ma nel mondo i consumatori sono una cifra a... nove zeri

L'umanità a tavola si divide in due grandi categorie. Chi ama sperimentare, e chi va sempre e soltanto sul sicuro. Di fronte a un piatto di insetti fritti, quale sarebbe la tua reazione? Ma non si tratta soltanto di gusto (o disgusto). Dietro il consumo di tali animali c'è anche una riflessione più profonda, legata alla sostenibilità. Vediamo perché.

Caucasian young male eating cricket at night market in Thailand.

UN CIBO POPOLARISSIMO
Se alle nostre latitudini il consumo può provocare più di un imbarazzo, gli insetti fanno parte della dieta quotidiana per almeno 2 miliardi di persone. Nel sud est asiatico sono oltre 200 le specie considerate cibo prelibato.

I più consumati sono i coleotteri (31%), seguiti dai bruchi (18%), dagli imenotteri, ossia api, vespe e formiche (14%). La classifica prosegue con locuste e le cavallette (13%), cicale e cimici (10%), termiti (3%) e libellule (3%) per terminare con le mosche (2%). Insomma, ce n'è per tutti i gusti.
 

Eating caterpillars for dinner

PREZIOSO RIMEDIO ALLA FAME NEL MONDO
Quando si discute del futuro incremento di consumo di insetti, molto spesso si fa riferimento alla loro invidiabile sostenibilità. L'attuale trend di crescita della popolazione mondiale porterà l'umanità a raggiungere oltre 9 miliardi di persone entro il 2050. Per tale data, il fabbisogno di cibo crescerà del 70%. Servono nuovi cibi.

L'allevamento di insetti è sostenibile poiché richiede un numero di risorse ridotto rispetto a quello utilizzato per animali di grande taglia. Meno terreni, meno risorse, meno inquinamento, cui si aggiungono alti livelli di nutrienti: gli insetti hanno tutto per essere il cibo del futuro.

IN ITALIA? È (ANCORA) VIETATO
Il 1° gennaio 2018 è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sui cosiddetti novel food, ovvero gli alimenti privi di una storia significativa di consumo alimentare in Europa. Alcuni stati membri commercializzano gli insetti, in un regime di tolleranza. In Italia questo è ancora legalmente proibito, perché serve un'autorizzazione ad hoc per la sicurezza alimentare. Probabilmente arriverà presto, anche se oltre la metà degli italiani si è dichiarato contrario.

Nel frattempo, alcuni imprenditori hanno avviato allevamenti in Italia. Non essendo possibile la commercializzazione diretta, il prodotto viene immesso sul mercato attraverso la collaborazione con reti commerciali straniere (per esempio, la Svizzera).

Oltre la metà degli italiani si è dichiarata contraria alla commercializzazione di insetti per uso in cucina

USI IN CUCINA
Chi li ha assaggiati, sostiene che il loro gusto va dalla nocciola alla vaniglia ai sentori di agrumi. Tra le ricette più “classiche” ci sono le cavallette fritte (d'altronde, un detto sempre verde recita che “fritto è buono tutto”).

Ma anche la zuppa di maggiolini, che è un'antica ricetta francese un tempo conosciuta anche in Brianza (è citata in un ricettario del 1884). Ma si può anche provare a infornare biscotti di grilli e cioccolato (mi raccomando bianco, si abbina meglio) o usare qualche formica essiccata sulla superficie di un cocktail (l'acido formico ricorda notevolmente il lime).
 

Mezcal shot with orange slices and worm salt in oaxaca mexico

L'INSETTO IN FONDO ALLA BOTTIGLIA
Chi è appassionato di alcolici, soprattutto quelli messicani, avrà certamente notato una larva sul fondo della bottiglia di alcuni mezcal. È il gusano, un lepidottero da molti ritenuto afrodisiaco. Il consumo nasce da una leggenda legata alla dea Mayahuel, la dea del mezcal.

La leggenda narra che un giorno la dea si sentì particolarmente eccitata: era per via di un verme gusano, nato nel suo cuore. E fu quel giorno che, per la prima volta, si innamorò di un guerriero, chiamato Chag. La dea donò allora al cavaliere un gusano cresciuto nel suo cuore. Chag, appena lo ebbe mangiato, si trasformò in una divinità immortale, e grazie alle doti afrodisiache del vermiciattolo, la amò ininterrottamente per sette giorni e sette notti.

Non male, come effetto.